Saluti e Baci C’è un prezzo ad essere donna, da sempre. Dal rogo, a merce di scambio, al premio di guerra: oggi la società non è certo più violenta rispetto al passato, solo è cambiata la sensibilità e l'attenzione verso il problema. Oggi possiamo denunciare, abbiamo strumenti e istituzioni che possono tutelare. Non dove c’è guerra però.
E il prezzo di chi non ha potuto e non può denunciare lo si vede, immenso, tragico, negli occhi di chi ha attraversato e attraversa il resto della propria vita nell’impossibilità di un “riscatto” sociale e personale perché subire era ed è ancora, in molti Paesi, vergogna e normalità.
La violenza spezza e modifica i sogni, le aspettative, le ambizioni…il futuro. E nel cuore, nella gola, di chi ormai il tempo non ne ha più, e di chi non sa che futuro avrà rimangono solo parole a metà, strozzate.
L’opera Saluti e Baci affronta infatti proprio la questione della violenza sulle donne durante la guerra. A partire dalle guerre mondiali ad oggi, la violenza sessuale è una guerra dentro la guerra, ma passa silente e sembra tacitamente accettata come fosse inevitabile.
Ancora una volta la donna non è un essere umano ma solo una merce, un mezzo per umiliare il nemico. Stuprando madri e figlie, si stupra la dignità, l'identità, la discendenza. Soprattutto, è ancora solo il supremo gesto di potere dell'uomo, sotto ogni bandiera, sulla donna comunque oggetto di sottomissione violenta, ogni volta che questo divenga possibile.
Un rapporto del 1998 delle Nazioni Unite sulla violenza sessuale e sul conflitto armato rivela che, storicamente i militari consideravano lo stupro un legittimo bottino di guerra. E anche quando si iniziò a tenere in considerazione le vicende drammatiche subite dalle donne fu solo ai fini della quantificazione dei danni arrecati dalle truppe di occupazione, per sottolineare la violenza subita dalle comunità e non per porre attenzione ai gravissimi danni fisici, psichici subiti da un essere umano.
Il video affronta il tema invece con un approccio assolutamente intimista e allo stesso tempo quasi amaramente sarcastico, proprio a partire dal titolo l’accento vuole sottolineare la profonda tragicità personale, intima, di fronte all’ indifferenza generale.
L’installazione si compone di un video principale: Saluti e Baci e di una serie di cartoline originarie, in bianco e nero, dei paesi attraversati nel corso degli anni, dalla seconda guerra mondiale ad oggi dai vari conflitti che hanno segnato nel profondo la storia di ogni Paese, ma soprattutto la storia delle donne. Dalla ciociaria, al Vietnam, dal Congo alla Bosnia e alla Siria… fino al Giappone. Altri 3 differenti video dal titolo Identity fanno parte dell'opera, Immagini di movimenti lenti e ripetitivi, quotidiani vengono ogni tanto interrotti bruscamente con immagini di repertorio storiche di balli, allegria…spiaggia, dove l'idea della frenesia, della confusione…spensieratezza, immagini ben lontane dalla tragedie intime raccontate.
saluti e baci frame da video
All contents © copyright 2014 Federica Amichetti. All rights reserved
Identity frame da video
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